Ci basta ascoltare l’inizio del preludio del primo Lied di Dichterliebe di Schumann suonato da Gerald Moore con Fischer-Dieskau a Salisburgo nel 1959 per capire che quel ciclo era una delle opere predilette dal grande accompagnatore. Ritiratosi dalle scene concertistiche che aveva calcato per mezzo secolo trasformando in arte riconosciuta quella che prima di lui era considerata una semplice prassi, Moore tornò a dedicarsi alla scrittura. Dopo il libro sui cicli di Schubert (già tradotto in questa collana) nel 1981 scrisse questo vademecum per gli interpreti e gli ascoltatori dei cicli e dei Lieder di Schumann. Rispetto al magistrale libro di Eric Sams cui Moore aveva fornito un’ammirata prefazione, qui l’attenzione si sposta sui segreti interpretativi. I dettagli tecnici sono solo un modo più preciso di definire quelle inflessioni generate dalla fantasia formale del compositore. Così quando in Der Nussbaum Moore ci presenta come enigma la famosa piccola melodia del pianoforte, e poi ne svela la chiave, egli ci ha mostrato la radice su cui fiorisce non solo il noce, ma ogni procedimento musicale: il canto, nel triplice senso di poesia, melodia e significato profondo delle parole.
